Turkish
Fatih Mika  
 
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Stefano Liberati

 

I colombi di Fatih Mika

  Sono silenti e timorosi, appaiono e scompaiono in cieli plumbei, a volta bianchi, a volta nebulosi. Sono i colombi che, nell’ultima produzione incisoria dell’artista turco Fatih Mika, poltriscono con nobiltà in rasserenanti opere grafiche.

La tematica scelta dall’artista non è per lui inesplorata, già aveva utilizzato questo soggetto, ma non gli aveva mai attribuito un carattere da protagonista. Anzi, la sua produzione incisoria, che ben conosciamo e apprezziamo, è generalmente più inquietante, cupa, tenebrosa, dà poco spazio alla distensiva dimensione che invece la serie dei colombi ci regala e della quale riusciamo a cogliere e condividerne lo spirito.

Lo svolazzare, gli sguardi perplessi e la tranquilla atmosfera  danno un carattere suggestivo a queste composizioni che portano l’osservatore, pur nella staticità del mezzo tecnico, a partecipare e a svelare emozionalità nascoste.

La flessuose forme degli uccelli, in contrasto con la geometria dell’impianto compositivo, rivelano una dualità complementare che fanno parte della ricerca di modelli che l’artista elabora in maniera del tutto personale, svincolata dalla presenza di riferimenti oggettivi che potrebbero interferire con la creatività.

La serie dei colombi viaggia parallela agli altri temi cari all’artista: la natura, il mare, i pesci, gli skyline di Roma all’imbrunire, i personaggi dell’antico Egitto, ove spicca una sensuale Cleopatra che evoca una bellezza immota, eterea e celebra con vigore la purezza e la maestosità del corpo femminile.

Infine la rilettura del teatro delle ombre della tradizione turca, dove personaggi senza tempo ondeggiano senza peso su fondali galleggianti.

Ci rapisce e ci sorprende la purezza delle forme, l’attenta e coerente scelta dei colori, la semplicità delle preferenze compositive. Tutto amalgamato con la grazia e l’armonia che sono proprie di tutta l’opera incisa da Fatih Mika, rispecchiando con naturale consonanza il carattere cordiale e affabile dell’artista. Per apprezzarne la natura di artista e di uomo basta andarlo a trovare nel suo studio, o meglio atelier, dove con la gentilezza e l’ospitalità degni della sua origine, accoglie sempre tutti con disponibilità offrendo the e dolci del suo Paese. Lì si possono ammirare i suoi lavori, le sue lastre e tutta la serie di attrezzature e torchi che gli permettono di realizzare le sue complesse incisioni. Lo si può osservare al lavoro mentre con delicatezza solleva il foglio appena stampato dalle matrici, ancora bagnato e dal profumo acre di inchiostro calcografico. E con semplicità, ma con grande capacità comunicativa, ti spiega come ha raggiunto gli effetti a volte sorprendenti delle sue incisioni. I passaggi per arrivare all’opera finale sono sempre molti, molte le prove di stampa, i tentativi, i saggi. Perché un’incisione non nasce subito e per riuscire a realizzare quello che l’artista ha in mente bisogna ritornarci sopra tante volte, correggere, reincidere, superare ostacoli  e barriere tecniche a volte non apparenti. E occorrono tante morsure con acido, tanti ritocchi al bulino, tanti passaggi di inchiostro, tutti passi obbligati, per questo è richiesta tanta pazienza, non bisogna avere fretta. Solo l’artista può decidere quando veramente il risultato finale è quello che lui aveva dentro di sé.

Come già per tutta la sua vasta opera grafica Fatih Mika sperimenta in continuazione nuove tecniche incisorie e calcografiche, restando però legato al concetto tradizionale dell’incisione originale: le lastre devono essere sempre realizzate a mano dall’artista attraverso l’incisione diretta o indiretta e stampate con torchio a mano con impressione diretta. Le tecniche incisorie più utilizzate sono l’acquaforte, l’acquatinta, il lavis, con queste l’incisione si ottiene attraverso la morsura della lastra con acidi. L’accoppiamento di queste tipologie incisorie permette all’artista di realizzare straordinari esiti tridimensionali e, attraverso procedimenti anche personalizzati, riesce ad ottenere effetti marmorei, marini e naturalistici.

Quello che maggiormente ci colpisce osservando le sue incisioni è l’apparente semplicità del risultato finale, ma ottenere tante sfumature, tante sfaccettature e tante varianti è un lavoro pieno di ostacoli. Raramente viene utilizzata una sola lastra, ma l’accostamento di più lastre. Spesso la sovrapposizione è realizzata attraverso il taglio della matrice a filo della figura, questo permette una inedita e più libera lettura dell’immagine, svincolata da schemi e contorni pianificati. Frutto questo di innumerevoli sperimentazioni che danno all’esito conclusivo, vitale ed estetico, un aspetto di estrema professionalità che non deriva dal caso.

Fatih Mika e l’incisione sono un binomio inscindibile, come fossero i due lati della stessa medaglia, l’artista si immerge anima e corpo nella materia, instancabile, con solerzia e umiltà, come se la tecnica e il mezzo non conoscano limiti.

 

 

Roma, gennaio 2007

 

                                                                                  Prof. Stefano Liberati

                                                                           Unione Europea Esperti d’Arte

                                                                                              Presidente

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